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Ovidio


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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 54
 
originale
 
[54] Tibi adeo permitto, finge quiduis, [r]eminiscere, excogita, quod possit magicum uideri: tamen de eo tecum decertarem. aut ego subiectum dicerem aut remedio acceptum aut sacro traditum aut somnio imperatum; mille alia sunt quibus possem more communi et uulgatissima obseruationum consuetudine uere refutare. nunc id postulas, ut, quod deprehensum et detentum tamen nihil me apud bonum iudicem laederet, id inani suspicione incertum et incognitum condemnet. haud sciam an rursus, ut soles, dicas: 'quid ergo illud fuit, quod linteo tectum apud lares potissimum deposuisti?' itane est, Aemiliane? sic accusas, ut omnia a reo percontere, nihil ipse adferas cognitum. 'quam ob rem piscis quaeris?' 'cur aegram mulierem inspexisti?' 'quid in sudario habuisti?' utrum tu accusatum an interrogatum uenisti? si accusatum, tute argue quae dicis, si interrogatum, noli praeiudicare, quid fuerit, quod ideo te necesse est interrogare, quia nescis. ceterum hoc quidem pacto omnes homines rei constituentur, si ei, qui nomen cuiuspiam detulerit, nulla necessitas sit probandi, omnis contra facultas percontandi. quippe omnibus sic, ut forte negotium magiae facessitur, quicquid omnino egerint obicietur. uotum in alicuius statuae femore signasti: igitur magus es; aut cur signasti? tacitas preces in templo deis allegasti: igitur magus es; aut quid optasti? contra: nihil in templo precatus es: igitur magus es; aut cur deos non rogasti? similiter, si posueris donum aliquod, si sacrificaueris, si uerbenam sumpseris. dies me deficiet, si omnia uelim persequi, quorum rationem similiter calumniator flagitabit. praesertim quod conditum cumque, quod obsignatum, quod inclusum domi adseruatur, id omne eodem argumento magicum dicetur aut e cella promptaria in forum atque in iudicium proferetur.
 
traduzione
 
Fai pure come vuoi, immagina, inventa, escogita ci? che possa apparire magico: ti confuterei sempre: direi che si tratta di una sostituzione o di un oggetto per guarigione, per sacrificio, per incubazione: e mille altre spiegazioni conformi a verit? potrei opporre secondo le comuni abitudini e le pratiche pi? generalmente osservate. Ora quella tal cosa che, se anche fosse raccolta e trattenuta, dinanzi a un giudice onesto non mi apporterebbe alcun danno, tu vuoi che, senza essere accertata e conosciuta, per un vuoto sospetto, mi faccia condannare. Potrebbe darsi che tu ancora dica, secondo il solito: ma insomma che era quella cosa che coperta da un lino deponesti proprio l?, presso i Lari? Ah cos? ?, Emiliano? Tu sei un accusatore che chiede tutto all'imputato e da s? non porta niente di preciso: ?perch? fai ricerca di pesci, perch? hai esaminato la donna malata, che cosa avevi nel fazzoletto?? Sei venuto ad accusare o ad interrogare? Se ad accusare devi proprio tu provare quello che dici; se ad interrogare non anticipare giudizi su ci? che sei costretto a domandare, appunto perch? ignori. In questo modo tutti gli uomini si potrebbero processare se il denunciatore non avesse alcun obbligo di prova e avesse invece ogni facolt? di interrogare. A ciascuno cos?, non appena lo si abbia incolpato di magia, si potr? imputare qualunque cosa avr? fatto. Hai scritto un voto sulla gamba di qualche statua: dunque, sei mago; altrimenti, perch? quel voto? Ti sei rivolto nel tempio con tacita preghiera agli d?i, dunque sei mago: se no, che cosa hai chiesto? E al contrario: sei stato nel tempio senza pregare: dunque, mago; allora perch? non hai invocato gli d?i? Lo stesso accadrebbe se tu avessi deposto un dono, fatto un sacrificio, preso della verbena. La giornata non mi basterebbe se volessi enumerare tutti i fatti di cui un accusatore di malafede chiederebbe ugualmente ragione. Tutto quanto si tiene riposto, sigillato, chiuso in casa, in virt? della stessa argomentazione, sar? detto magico, oppure si dovr? cavare dall'armadio e presentare nel foro, in tribunale.
 

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